Considerando il diretto legame tra le malattie cardiovascolari e l’ipercolesterolemia, non è un caso che ci si preoccupi molto dei livelli di colesterolo quando questi diventano troppo elevati.
Nei paesi occidentali infatti la metà dei casi di mortalità è da riportare a questo tipo di patologie, risulta quindi di vitale importanza cercare di mantenere il più sano possibile il nostro cuore.
Fatta questa premessa cerchiamo di capire perché si associa il colesterolo alle malattie cardiovascolari e cosa è veramente importante sapere.
Un passo indietro nella storia
Nel 1856 Il medico tedesco Rudolf Virchow ipotizzò per la prima volta che fossero proprio i grassi la causa dell’arteriosclerosi. Virchow, durante la sperimentazione, osservò la presenza di depositi di colesterolo nelle placche che si formavano tipicamente con questa malattia. In base a tali dati ipotizzò che alti livelli di colesterolo presenti nel plasma determinassero la comparsa di malattie coronariche.
Successivamente vennero svolti degli ulteriori studi sui conigli: sottoponendo gli animali a diete con alte dosi di colesterolo, si verificavano dei danni molto simili all’arteriosclerosi. Una cosa che si scoprì in seguito, grazie all’utilizzo dei microscopi elettronici, era che i danni presunti che avevano osservato, erano esclusivamente dei depositi di grasso, poiché I conigli, essendo organismi erbivori, non erano in grado di metabolizzare completamente tale concentrazione di lipidi. Ben diverse dai semplici depositi di grasso sono invece le placche ateromatose, le quali rappresentano il risultato di un processo infiammatorio a livello delle pareti vascolari.
Si iniziò quindi a mettere in dubbio che le malattie cardiovascolari fossero dovute principalmente al colesterolo alto.
Sulla base di questi presupposti, intorno agli anni ‘50, vennero sviluppati ulteriori studi, i quali dimostravano
che non erano esclusivamente i valori di colesterolo a determinare un maggiore rischio cardiovascolare, ma l’associazione con numerosi altri fattori, come lo stile di vita, l’alimentazione, il fumo, il consumo di alcolici, di farmaci, i ritmi di vita frenetici.
Il vero valore del colesterolo
Il messaggio che però è arrivato fino ai giorni nostri è che i livelli di questo elemento debbano essere il più bassi possibile per poter restare in salute ed essere sani. E’ veramente così?
Per comprendere al meglio ciò di cui stiamo parlando è necessario capire bene cos’è il colesterolo e a cosa serve.
Il termine colesterolo deriva dal greco chole (bile) e stereos (solido).
Nonostante tutte le cellule siano in grado di produrlo esso viene prevalentemente biosintetizzato a livello del fegato e successivamente fatto circolare attraverso il sangue. Un concetto fondamentale da tenere a mente è che per l’80%, o più, il colesterolo è prodotto autonomamente dal nostro organismo e solo il restante 20% scarso è assunto attraverso il cibo.
Le sue funzioni essenziali
Questo composto organico svolge funzioni, senza le quali, la vita dell’uomo non sarebbe possibile.
• Esso partecipa alla formazione delle membrane cellulari, diminuisce la loro fluidità, dando una stabilità meccanica alle cellule;
• È coinvolto nella divisione e nella crescita cellulare;
• Partecipa alla produzione di energia;
• E’ essenziale per la sintesi di ormoni steroidei (aldosterone, testosterone, progesterone, cortisolo, etc.);
• Agisce in concomitanza con alcune proteine alla regolazione del trasporto di alcune sostanze tra le cellule;
• E’ coinvolto nella produzione di vitamina D.
Quando il colesterolo è alto?
Esistono fasi, durante la vita, in cui i valori di colesterolo aumentano o variano sostanzialmente poiché il corpo ne necessita in quantità maggiori. Un esempio potrebbe essere la fase crescita, quando l’organismo ha bisogno di formare nuove cellule e nuovi tessuti, oppure ancora, nel corso di una malattia, poiché il corpo deve sostenere alti livelli infiammatori e riparare eventuali danni.
Questo non può essere che definito un processo di difesa e di riparazione.
Colesterolo Totale, LDL e HDL
Quando parliamo del colesterolo, la nostra attenzione di solito si focalizza sui valori del colesterolo totale e su quello detto cattivo (LDL).
Un valore estremamente importante però è dato dal colesterolo buono (HDL). Quest’ultimo agisce da vero e proprio spazzino in grado di raccogliere l’eccesso di colesterolo e veicolarlo al fegato. Da qui tale composto verrà inglobato nei sali biliari, riversato nell’intestino ed in parte espulso con le feci.
Recenti studi hanno evidenziato il ruolo dell’HDL anche nella prevenzione del rischio cardiovascolare.
Maggiore è il colesterolo buono, minore è l’incidenza di tali patologie (Framingham, 1986) e, cosa più importante, alti livelli di HDL sono forse il fattore principale nella riduzione del rischio cardiovascolare piuttosto che la riduzione di LDL o totale.
Carenze nutrizionali associate
Le carenze nutrizionali associate alla presenza di alti livelli di colesterolo sono:
a) Come accennato poco fa, casi di ipercolesterolemia sono spesso associati a stati di infiammazione cronici, i quali a loro volta sono correlati a forti carenze di vitamina C e gli aminoacidi che servono per assorbirla, ossia la lisina e la prolina; di vitamina D; di vitamine del complesso B. Un ulteriore fattore importante è individuare la causa dell’infiammazione e correggerla.
b) Spesso bisogna valutare i livelli di magnesio, cromo, calcio, i quali se sono insufficienti accentuano l’infiammazione e di conseguenza i livelli di colesterolo.
c) Gli omega 3-6-9 devono essere correttamente bilanciati per gestire al meglio gli stati infiammatori.
Purtroppo queste forti mancanze sono aggravate dalle scorrette abitudini alimentari: è noto infatti come l’alimentazione moderna sia molto povera di nutrienti e poco naturale, perché elaborata fortemente a livello industriale. L’eccessivo consumo di cibi confezionati, di carboidrati semplici e di alcol contribuiscono negativamente alla comparsa di un forte stato infiammatorio, che porta poi all’aumento dei livelli di colesterolo nel sangue.
Cura ut valeas!
Dott.ssa Carolina Capriolo
Biologa Nutrizionista
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Fonti:
http://science.sciencemag.org/content/290/5497/1721
http://jcb.rupress.org/content/41/2/641.full.pdf
http://science.sciencemag.org/content/201/4355/498
http://jama.jamanetwork.com/article.aspx?articleid=363237