Questa è una delle testimonianze della dott.ssa Biologa Nutrizionista Francesca Marcon, membro del comitato scientifico di EINUMM che applica i principi della Medicina Nutrizionale e Metabolomica nella sua professione.
“P.P. aveva 53 anni e si è rivolta a me perché voleva perdere peso e trovare un giovamente per la sua gastrite.
Cinque anni prima aveva avuto un cancro al seno, che aveva curato con radioterapia e in seguito con l’assunzione del tamoxifene.
Se da un lato aveva superato completamente la malattia, le terapie avevano lasciato come strascico una gastrite importante, stanchezza e anche un aumento di peso.
P. mi aveva detto che voleva ritrovare la sua femminilità e la sua forza, il suo obiettivo era “resistere”, per mandare avanti la sua attività in proprio e per potersi prendere cura della sua famiglia.
A causa della sua gastrite P. assumeva da 4 anni ininterrottamente il pantoprazolo da 40 mg nonostante il medico le avesse più volte detto di interromperne l’assunzione.
Lei mi diceva che ci aveva provato, ma non ci riusciva, perché senza quello aveva un intenso dolore e bruciore allo stomaco che le impediva di affrontare la giornata lavorativa.
Arrivata a questo punto voleva sapere se con l’alimentazione poteva fare qualcosa per aiutare lo stomaco ad avere meno dolori. Voleva sapere se l’alimentazione poteva effettivamente influire su questi dolori e se c’era una speranza di miglioramento.
Per lei smettere di assumere questo farmaco non era un’opzione, lo considerava una normalità e non poteva farne a meno, anche se il medico le aveva comunicato più volte di smettere di prenderlo.
Dal canto mio, lavorare per sistemare uno stomaco così infiammato era una sfida tutt’altro che semplice, soprattutto perchè P. era costantemente sotto stress, situazione che non giovava al suo stomaco.
Ma sapevo che si poteva fare qualcosa.
Dalle prime domande di anamnesi alimentare ho capito che c’era un buon margine di miglioramento, perché P. mangiava un sacco di pane ogni giorno, mangiava di corsa e beveva molto caffè ben zuccherato.
Aveva pochi momenti in cui poteva sedersi con calma e mangiare tranquillamente, era di fretta e a volte mangiava addirittura in piedi.
Intuivo cosa doveva fronteggiare ogni giorno il suo stomaco.
Oltre a questa alimentazione squilibrata, mancava anche un’altra cosa essenziale, ovvero l’acqua. Ne beveva solo un litro e per il suo peso era veramente poco.
Infine l’eccesso di carboidrati andava ad influire sul peso.
Per prima cosa quindi le ho spiegato l’effetto infiammatorio dello zucchero, l’importanza dell’idratazione, e ho cercato delle strategie per far sì che potesse sedersi a mangiare in tranquillità dei pasti sani, che sostituissero il classico toast di corsa.
Le ho detto che in questo modo avremmo agito anche sul peso. Ho poi attuato un piano di integrazione per aiutare la mucosa gastrica con una buona dose di glutammina e di vitamina E pura: questi elementi sono molto importanti per ricreare tessuto funzionale.
Le ho dato anche un integratore per aiutare il metabolismo degli zuccheri e dei grassi, assieme al classico multivitaminico di base.
L’avevo avvertita che per quanto riguarda lo scalo del farmaco dovevamo aspettare almeno un mese affinché il cambio di dieta e l’integrazione iniziassero a dare i primi frutti, e quindi dopo un mese sarebbe dovuta andare dal medico per rivalutare con lui come scalare gradualmente la dose.
Sapevo che nel frattempo ci sarebbe stata anche la fase di riparazione del metabolismo, per cui scalare il farmaco nel pieno della riparazione poteva avere un effetto troppo pesante, bisognava avere pazienza.
Puntualmente infatti arrivò tale fase di riparazione che le diede molta stanchezza, sonnolenza e un livello dell’umore molto più basso del solito.
Per lei, che aveva una vita tutto stress e velocità, questo è stato veramente difficile da affrontare.
L’avevo avvisata che la fase di riparazione sarebbe sopraggiunta e che se voleva riequilibrare il metabolismo doveva resistere e far passare il suo corpo attraverso questa fase.
Devo dire che è stata molto brava, ha compreso che doveva rallentare e concedere al suo corpo il tempo giusto per la riparazione.
P. è riuscita a rallentare il suo ritmo di vita, è riuscita a dedicare più tempo per mangiare con calma i cibi che le avevo consigliato e ha seguito le indicazioni sull’integrazione.
Solo quando la fase più intensa era passata P. aveva iniziato a scalare il farmaco secondo le indicazioni del suo medico.
Alla visita di controllo dopo 7 mesi P. mi aveva detto che oramai non assumeva più il pantoprazolo, aveva fatto lo scalo come indicato dal suo medico.
Era fiera perchè il suo medico era contento di questo risultato e della sua forza di volontà.
Se ogni tanto aveva qualche accenno a un peggioramento sapeva che prima di tutto doveva osservare se aveva fatto degli sgarri sulla sua alimentazione e stile di vita, sapeva che poteva rimettersi in riga per non stressare il suo stomaco.
In tutto questo percorso aveva inoltre perso 10 kg e si sentiva decisamente molto meglio.
Ad oggi P. non ha più ripreso il pantoprazolo, e anche se a volte stressa il suo stomaco sa come gestire il tutto e intervenire prima di accusare i sintomi dell’infiammazione.
Togliere il farmaco per lei è stata una grande vittoria, perché era la cosa che ancora la teneva legata alle terapie del passato.
Ora può voltare pagina nella sua vita e ricominciare con una nuova consapevolezza.
Nel corso degli anni ho avuto modo di conoscere tante persone, ognuna con una storia diversa e resto sempre colpita dal coraggio e dalla persistenza di certe donne.
Le ringrazio, perché mi hanno permesso di guardare la vita da più punti di vista differenti.”
Dott.sa Francesca Marcon