Come migliorare la qualità della vita e diversificare le comunità microbiche nei pazienti con sindrome dell’intestino irritabile
La sindrome dell’intestino irritabile (IBS) è una condizione gastrointestinale (GI) molto comune e spesso cronica caratterizzata da dolore addominale, gonfiore e cambiamenti nelle abitudini intestinali, associati a forma alterata delle feci, che possono influenzare la qualità della vita e la produttività lavorativa dei pazienti.
In termini di epidemiologia clinica, la prevalenza dell’IBS varia sostanzialmente tra i diversi paesi; vi è inoltre una maggiore incidenza di IBS nelle donne rispetto agli uomini (12% vs. 8,6%). L’IBS può essere diagnosticata analizzando i sintomi clinici sulla base dei criteri di Roma piuttosto che sui marcatori biologici e le lesioni organiche.
Ci sono trilioni di microbi che risiedono nel tratto gastrointestinale umano, il cui genoma supera di oltre 150 volte il numero di geni del genoma dell’uomo. I batteri commensali benefici, che svolgono un ruolo importante negli individui sani, possono contribuire alla sovraregolazione dei geni anti-infiammatori e alla sottoregolazione dei geni pro-infiammatori.
Nei casi di IBS, la riduzione della diversità del microbioma, la compromissione della funzionalità della barriera intestinale, i disturbi della comunicazione intestino-cervello e quelli immunitari sono significativamente correlati all’alterato funzionamento del tratto gastrointestinale. Liu et al. nel 2016 hanno scoperto che, rispetto ai soggetti sani, il gruppo di individui con IBS e con alvo prevalentemente diarroico (IBS-D) aveva una minore biodiversità delle comunità microbiche, principalmente dominata dai generi Bacteroides e Prevotella. Inoltre, nei pazienti affetti da IBS si è riscontrata una diminuzione delle specie probiotiche e un aumento delle specie patogene.
IL RUOLO FUNZIONALE SVOLTO DAI PROBIOTICI ASSUNTI COME INTEGRAZIONE
I probiotici, disponibili in vari componenti dietetici e consigliati dai professionisti sanitari, contengono microrganismi, batteri e lieviti, vivi, simili ai batteri benefici che sono naturalmente presenti nel tratto gastrointestinale umano, oppure racchiudono effettivamente microorganismi di origine umana.
I generi Lactobacillus e Bifidobacteria sono spesso utilizzati nei prodotti probiotici, sono stati e lo sono ancora oggetto di studi scientifici e la loro efficacia e sicurezza è supportata da altrettante ricerche cliniche.
Una meta-analisi (Ford et al. del 2018) di 53 studi randomizzati controllati (RCT) che hanno coinvolto 5.545 pazienti ha fornito dati importanti sulla potenziale efficacia di combinazioni probiotiche, con specie o ceppi probiotici specifici utilizzati per controllare i sintomi globali dell’IBS e il dolore addominale. Oltre ad alleviare i disturbi, in diversi studi è stato dimostrato che i probiotici migliorano la qualità della vita e diversificano le comunità microbiche nei casi di IBS.
Ad oggi, le linee guida sul trattamento dell’IBS con i probiotici rimangono controverse. Le linee guida della British Society of Gastroenterology sulla gestione dell’IBS, aggiornate nel 2021, hanno riferito che i probiotici possono essere un valido trattamento per migliorare i sintomi globali e il dolore addominale nei pazienti con IBS, il che risulta coerente con le raccomandazioni della Canadian Association of Gastroenterology e della Japanese Society of Gastroenterology.
Di contro, le linee guida dell’American College of Gastroenterology sconsigliano l’uso di probiotici per il trattamento dei sintomi dell’IBS. Nonostante le discussioni tra le diverse linee guida di pratica clinica, l’efficacia dei probiotici nel trattamento di pazienti con IBS non è stata completamente convalidata, soprattutto a causa della significativa eterogeneità degli studi clinici effettuati.
Tuttavia, nonostante la validità e la sicurezza dei probiotici siano state confermate da altrettante ricerche, non sono state ancora identificate le migliori specie di probiotici da utilizzare nel trattamento dell’IBS.
Lo studio “Efficacy of Probiotics for Irritable Bowel Syndrome: A Systematic Review and Network Meta_Analysis”, ovvero una revisione sistematica e una meta-analisi di rete (NMA), ha confrontato e valutato l’ordine di efficacia-utilità di diversi probiotici per il trattamento dell’IBS, al fine di identificare i migliori interventi terapeutici.
Sono stati indagati studi randomizzati controllati (RCT) fino al 25 agosto 2021.
I parametri analizzati sono stati: il livello di sollievo dai sintomi, i sintomi stessi, come dolore addominale, gonfiore e tensione e, per finire, la durata e la dose del trattamento.
I risultati principali dell’analisi NMA sono stati che il microorganismo B. coagulans, somministrato per otto settimane, è risultato efficace nell’aumentare il tasso di sollievo dai sintomi dei pazienti con IBS, nonché nell’alleviare i sintomi globali: il dolore addominale, il gonfiore e lo sforzo.
B. coagulans è un batterio sporigeno ampiamente utilizzato nelle formulazioni probiotiche commerciali, grazie alle sue eccezionali proprietà che sono in parte associate al suo rivestimento incapsulato che può proteggerlo dalle condizioni di siccità e consentirgli di sopravvivere e proliferare in varie secrezioni del tratto gastrointestinale, come l’acido gastrico e la bile in presenza di pepsina, pancreatina ed enzimi digestivi. Inoltre, può produrre una gamma di proteine, sostanze antimicrobiche e vitamine, nonché modulare il microbioma intestinale, rafforzare l’immunità del corpo e trattare vari disturbi associati alla proliferazione dell’Helicobacter pylori, infezioni, gengiviti e IBD. Sebbene esistano solo pochi RCT riguardanti l’uso di diversi ceppi di B. coagulans per i pazienti con IBS, la loro efficacia e sicurezza sono evidenti.
Tuttavia, è importante notare che i benefici forniti possono variare in base ai diversi ceppi di B. coagulans, essendo specifici del ceppo piuttosto che della specie e del genere.
Uno studio precedente ha dimostrato che alcuni probiotici, come il Lactobacillus acidophilus NCFM, possono modificare l’espressione dei recettori associati al dolore, come i recettori μ-oppioidi e cannabinoidi, nel tratto gastrointestinale nei topi e nell’uomo ( Rousseaux et al., 2007 ; Ringel-Kulka et al., 2014 ), migliorando così i sintomi del dolore addominale.
Conclusioni: I risultati di questo NMA hanno suggerito che B.coagulans abbia avuto un’efficacia prominente nel trattamento dei pazienti con IBS e incorporare B.coagulans in una combinazione probiotica, o ingegnerizzarlo geneticamente per amplificare la sua funzione biologica potrebbe essere un futuro obiettivo di ricerca per trattare i pazienti con IBS. Con pochi confronti diretti disponibili oggi tra le singole terapie, questa NMA potrebbe essere utile per stilare linee guida per il trattamento dell’IBS con probiotici.
Efficacy of Probiotics for Irritable Bowel Syndrome: A Systematic Review and Network Meta-Analysis
Tao Zhang1, Cunzheng Zhang1, Jindong Zhang1, Feng Sun and Liping Duan1Front. Cell. Infect. Microbiol., 01 April 2022
Sec. Microbiome in Health and Disease
Volume 12 – 2022 | https://doi.org/10.3389/fcimb.2022.859967