Una delle cose che sembrano confondere di più il pubblico e gli scienziati nel campo della salute è la sicurezza riguardo l’ assunzione di vitamine e altri micronutrienti, inclusi minerali e amminoacidi.
Spesso si ritrovano nella formulazione di integratori alimentari, ma anche nei cibi, sotto la voce “ dose giornaliera raccomandata”.
Credo sia fondamentale rispondere alle seguenti domande per avere un quadro preciso sulle vitamine e sugli integratori:
- Qual è il significato esatto di questo termine?
- Si possono eccedere queste dosi giornaliere o possono causare un danno alla nostra salute?
- C’è la costante paura di prendere le vitamine, di sovraccaricare qualche funzione renale o epatica.
La storia del modello alimentare
La storia dell’evoluzione dei modelli alimentari è stata registrata e pubblicata per la prima volta dalla dottoressa Isabella Leitch in un trattato del 1942.
Questa è stata la prima volta in cui compariva il termine RDA (Recommended Daily Allowance) in una pubblicazione scientifica.
Nel 1835, è stata presa la prima disposizione ufficiale riguardo l’alimentazione da parte del parlamento inglese.
Questa raccomandazione prevedeva l’aggiunta di succo di limone alla dieta dei marinai come misura preventiva contro lo scorbuto.
Ma la prima vera raccomandazione nutrizionale è venuta durante la crisi economica del 1862 dal Dr. Edward Smith, il quale era stato chiamato dal Consiglio Reale per determinare la quantità minima di cibo di cui ha bisogno una persona per non morire di fame.
Smith misurò la quantità di anidride carbonica espirata e l’escrezione di azoto nelle persone che lavoravano al treadwheel, una sorta di tapis roulant usato per i lavori forzati nelle carceri, e stimò che la dose minima di cibo per un lavoratore maschio era di 80 g di proteine e 2800 calorie al giorno.
Questa è stata la prima volta in cui è comparso un modello alimentare basato su misurazioni scientifiche.
Durante il XIX secolo era largamente accettato che una dieta che includesse solo l’assunzione di proteine, energia (grassi e carboidrati) e alcuni minerali fosse adeguata.
Dobbiamo arrivare fino al XX secolo perché, alla luce di nuove prove, si arrivi finalmente a capire che questi cibi contengono elementi essenziali che non erano ancora stati identificati.
Durante la Prima Guerra Mondiale (1914-18) furono presentate delle proposte per la razione di cibo dei soldati. A quel tempo si scoprì che i soldati si ammalavano a causa di carenze nutrizionali e che c’erano cibi che potevano prevenirle, chiamati “alimenti protettivi”.
Successivamente le autorità britanniche consigliarono l’aggiunta di latte alla dieta dei bambini e di verdure verdi a tutte le età.
Con la Grande Depressione del 1929 furono creati dei comitati speciali per raccogliere informazioni riguardo la necessità di minerali e vitamine del corpo umano.
Nel 1933 fu descritta la prima raccomandazione sulla dieta che includeva i valori di diverse vitamine e minerali (Sherman- Stiebeling).
Nel 1939, riguardo la precedente raccomandazione, Sherman disse che quei minimi valori dovevano essere aumentati del 50% per includere anche le persone che potevano non essere coperte da quelli.
Infine, durante la Seconda Guerra Mondiale, furono formulate ulteriori raccomandazioni che includevano più minerali e vitamine per assicurare il minimo apporto di nutrienti in condizioni di guerra.
Com’è la situazione oggi
Possiamo notare che tutte queste raccomandazioni sono valori minimi di micro- e macronutrienti per evitare di morire di fame e di soffrire di malattie da carenze nutrizionali.
Questi specifici valori furono poi usati come basi per la normativa nel campo della nutrizione e dell’integrazione.
Ma queste sono le minime quantità richieste per mantenere un uomo in vita in periodi in cui c’era carenza di cibo.
Infatti le attuali raccomandazioni non differiscono (talvolta hanno valori più bassi) da quelle del 1933 (vedi tabella).
Oggi viviamo in un’era di abbondanza (almeno per una parte di umanità) in cui il cibo è disponibile in quantità tali che l’uomo non ha mai visto prima.
Ma questi cibi sono praticamente vuoti dal punto di vista nutrizionale: forniamo solo calorie dannose senza neanche avvicinarci alle minime quantità necessarie.
L’esplosivo aumento dell’incidenza di problemi di salute cronici, disordini autoimmuni, e la prostrazione generale della popolazione è il risultato di queste carenze.
Qual è la dieta naturale dell’uomo?
Quali erano i livelli dei nutrienti nel cibo quando l’uomo apparse sulla terra?
La verità è che non abbiamo risposte a nessuna di queste domande, ma sappiamo per certo che il nostro cibo è 10 volte più povero di quello di appena trent’anni fa.
È diventata ormai una necessità l’assunzione di integratori insieme a una buona dieta per colmare la mancanza di nutrienti rispetto la quantità ideale.
Secondo le nuove direttive in riferimento alla salute pubblica è ora necessario assumere giornalmente un buon multivitaminico e la vitamina D, come descritto dalla piramide alimentare della Scuola di Salute Pubblica dell’università di Harvard.
La sicurezza delle vitamine
È facilmente possibile osservare che negli ultimi anni sono in costante aumento le comunicazioni scientifiche e il tipo di informazioni circa i benefici alla nostra salute che possono derivare dall’assunzione di vitamine e integratori (vedi vitamina D, K, CoQ10, antiossidanti, multivitaminici).
Eppure, domande riguardo la sicurezza degli integratori persistono ancora nella mente di molte persone.
Molte vitamine sovraccaricano il mio fegato o i miei reni?
C’è il rischio di sviluppare allergie?
Devo smettere di assumere vitamine in determinati periodi?
Il mio corpo può abituarsi alle vitamine?
Riguardo il carico epatico e renale, la preoccupazione specifica parte dal fatto che nelle nostre menti identifichiamo le vitamine come farmaci.
Questi ultimi, infatti, spesso sovraccaricano il fegato e i reni perché questi xeno biotici devono essere eliminati dal corpo.
Il concetto di xeno biotico si riferisce a composti chimici che non appartengono al corpo umano, che sono quindi estranei alla vita.
Questi possono essere sia idrosolubili che liposolubili, vale a dire che si dissolvono in acqua o in grasso, come per esempio i colori (acquerelli/ colori a olio).
Mentre i composti idrosolubili sono escreti direttamente dai reni senza alcun ulteriore trattamento, i composti liposolubili devono essere convertiti a idrosolubili, e soltanto allora vengono escreti.
Questo processo avviene principalmente nel fegato ad opera di un gruppo di 500 enzimi,i P450, ed è necessaria una grande quantità di vitamine e minerali per realizzare questa conversione.
Si può quindi capire come le vitamine e i minerali non solo non siano un peso per il fegato, ma sono anzi assolutamente indispensabili per permettere a entrambi di eliminare il carico tossico introdotto nel corpo.
Ovviamente ci sono delle vitamine liposolubili (A,D,E) che, anche se è molto improbabile, possono accumularsi nel corpo, e quindi la loro somministrazione deve avvenire sotto supervisione medica quando assunti a dosi terapeutiche e con parallele misurazioni degli stessi o di relativi indicatori che mostrano se sono sufficienti o ancora carenti.
Per quanto riguarda la vitamina K, benché sia liposolubile non è stato possibile identificare una dose tossica.
La tossicità della vitamina D è altamente improbabile perché dovremmo assumere 1000 unità (più di 50.000 UI) per osservare i primi segni di tossicità alcuni mesi dopo! Lo stesso vale per gli elementi e la vitamina E.
La vitamina A è limitata a meno di 10.000 UI al giorno durante la gravidanza, e sembra che oltre un certo limite riduca l’efficacia della vitamina D.
Ecco perché le più grandi aziende che producono vitamine hanno rimosso o drammaticamente ridotto la quantità di vitamina A contenuta nei multivitaminici.
È notevole il fatto che molte persone si sentano sicure ad assumere farmaci, mentre hanno paura degli effetti collaterali delle vitamine.
La verità è che le morti dovute alle vitamine sono pari a zero, anche dopo tentativo intenzionale di avvelenamento, mentre le morti annuali dovute agli effetti collaterali dei farmaci correttamente assunti sono 106.000 solo negli USA nei pazienti ospedalizzati.
Quando parliamo di vitamine e micronutrienti deve essere chiaro che questi non includono gli integratori e gli ormoni che vengono talvolta assunti per migliorare le prestazioni atletiche.
Si tratta infatti di composti farmaceutici e non di componenti che integrano la nostra dieta; questi composti infatti sono associati a rischi per la salute.
Al contrario, secondo i dati pubblicati negli USA dal CDC, nel 2010 dopo 60 miliardi di dosi non c’è stata una singola morte; lo stesso vale per gli ultimi 27 anni fino al 2010.
Secondo il Consiglio per la Nutrizione Responsabile gli integratori nutrizionali sono sicuri, efficaci e controllati dai rispettivi apparati statali in ogni paese.
Identificazione di carenze nutrizionali
Il rapido sviluppo nel campo dei test di laboratorio ci permette di eseguire test metabolici con un costo più basso di un normale check up.
Le informazioni fornite dal medico hanno molteplici utilità e ci danno i bisogni di una singola persona in quel momento.
Queste analisi ci permettono di prescrivere le vitamine e altri micronutrienti in modo sicuro e conforme alle diverse carenze di ognuno (medicina personalizzata).
L’applicazione di queste tecniche in scala sempre più ampia cambierà radicalmente il modo in cui oggi vediamo la prevenzione e il trattamento, con l’opportunità di intervenire molto prima della comparsa dei sintomi.
Immaginate un approccio medico ampiamente orientato a identificare le cause invece che semplicemente alleviare i sintomi.
Alla vostra salute!
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Fonti:
Leitch, I. (1942) The evolution of dietary standards. Nutr. Abs. Rev. 11:509-521
History of Nutrition Standars
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