Questa è una delle testimonianze della dott.ssa Biologa Nutrizionista Francesca Marcon, membro del comitato scientifico di EINUMM che applica i principi della Medicina Nutrizionale e Metabolomica nella sua professione.
“La mamma di D.D. è venuta da me su invito della pediatra. A suo figlio infatti, era stato diagnosticato il disturbo da deficit di attenzione e iperattività, ed era stata anche consigliata l’assunzione del ritalin, ma la madre era scettica a riguardo.
La pediatra si era dimostrata contraria all’assunzione del farmaco, o quantomeno prima voleva provare tutto il possibile, e avendo visto che l’alimentazione di D. era molto scorretta, invitò la madre a venire da me. La pediatra stessa aveva fatto il corso di medicina nutrizionale, e sapeva quanto l’alimentazione influiva sul comportamento: mi contattò dunque spiegandomi la situazione e le dissi che avrei volentieri visto il bambino per vedere se la sua alimentazione poteva influire su questo.
Fin dal primo momento che ho visto D. mi è sembrato un bambino molto agitato. Irrequieto, faceva fatica a stare seduto e parlava senza ascoltare.
La mamma pazientemente mi spiegò la situazione, mi disse le sue paure e mi espresse il suo turbamento per quanto le era stato proposto e per il fatto di voler aiutare suo figlio, che, a suo dire, era sì vivace, ma quando si trattava di fare le cose che gli piacevano riusciva a stare attento e a concentrarsi.
Ho iniziato quindi a fare domande sulla situazione clinica di D., e scoprii che aveva spesso mal di pancia e stitichezza. Un altro campanello di allarme per me.
Fin da subito ho cercato di attirare l’attenzione di D., facendogli domande dirette. Non è stato affatto semplice, ma sono riuscita a farmi dare un pò di informazioni anche da lui, soprattutto ho capito cosa gli piaceva mangiare e cosa gli piaceva fare.
Quando vidi che cosa mangiava realizzai che c’era del lavoro da fare. Dire che la sua alimentazione era piena di zuccheri era un eufemismo: latte con biscotti a colazione, lecca lecca o merendina per spuntino, pasta tutti i giorni, pane, nutella, gelato,… praticamente viveva di carboidrati.
In base ai dati della medicina nutrizionale sapevo infatti l’importanza del microbiota intestinale per la sintesi dei neurotrasmettitori e sapevo inoltre che gli zuccheri erano il cibo che più ne alterava l’equilibrio. In pratica il suo corpo era fuori giri e iperstimolato dall’adrenalina.
L’obiettivo era dunque togliere gli zuccheri. Ma ovviamente dovevo far capire il motivo per cui lo dovevamo fare, soprattutto lo doveva capire D..
Per attirare la sua attenzione ho preso in mano carta e pennarelli e gli ho chiesto se gli dava fastidio quando aveva il mal di pancia.
D. mi rispose di sì, e allora ho cominciato a disegnare i batteri buoni e quelli cattivi nell’intestino, spiegando contemporaneamente cosa succedeva nella pancia.
D. era divertito dalla cosa, tanto che si mise anche lui a disegnare i batteri, e intanto io gli spiegavo che i batteri cattivi diventavano più forti mangiando lo zucchero, mentre quelli buoni erano contenti quando mangiava le uova e la carne, come pure le verdure.
Poi dissi anche alla mamma che i batteri erano importanti anche per stare tranquilli e per concentrarsi.
Dopo aver fatto il piano alimentare e aver ottenuto l’accordo da D. sul fatto di fare i cambiamenti, spiegai alla mamma che almeno per una settimana sarebbe stato più agitato del solito, perchè avrebbe infatti sperimentato una sorta di crisi di astinenza da zuccheri.
Le dissi che bisognava aver pazienza e dargli da mangiare grassi, proteine e i “dolci” di farina di frutta secca e dolcificanti alternativi a basso indice glicemico. La mamma mi guardò un pò timorosa, ma capì quanto le avevo detto.
Le consigliai anche di dargli dei probiotici, un multivitaminico e della vitamina D con calcio e magnesio, per favorire il rilassamento.
Dopo un mese rividi D. e la mamma, che mi disse di aver passato uno dei periodi più difficili, che l’aveva messa a dura prova. Non è stato facile far cambiare le abitudini alimentari al figlio, con un taglio così netto sui carboidrati e i dolci, ma poichè glielo avevo detto era stata determinata e aveva persistito.
D. intanto non aveva più avuto mal di pancia e a casa era un pochino più tranquillo.
La vera trasformazione però avvenne dopo qualche mese. La mamma mi disse che le maestre si erano accorte del cambiamento di D., che ora era più tranquillo e collaborativo a scuola. Durante la visita di controllo parlai con lui, e vidi che ora mi ascoltava, scherzava e mi raccontava le sue avventure.
D. ora a scuola prende bei voti, a casa non è più ingestibile come prima e all’ultima visita la mamma mi disse che aveva visto con i suoi occhi gli effetti deleteri dello zucchero sul figlio quando per le feste di Natale ne aveva mangiati di più.
Ora aveva capito veramente quanto le avevo detto alla prima visita. Per me fu una grande soddisfazione, ma la cosa più bella fu guardare il sorriso di D. mentre tranquillamente faceva un disegno.”
Dott.sa Francesca Marcon