Terapia Medica Nutrizionale Parte seconda

Una varietà di modelli alimentari (combinazioni di cibi o di gruppi di alimenti) sono idonei alla gestione del diabete. Detti modelli su basano sul concretizzare alcune azioni comuni, in linea con i bisogni e le preferenze individuali:

○ Enfatizzare le verdure non amidacee.

○ Ridurre al minimo gli zuccheri aggiunti e i grani raffinati.

○ Preferire i cibi integrali a quelli trattati e manipolati industrialmente.

○ Ridurre l’assunzione complessiva dei carboidrati.

La diminuzione dell’assunzione dei farmaci antiglicemici è una priorità che si può perseguire riducendo il consumo dei carboidrati complessi e semplici secondo modelli alimentari praticabili.

Un modello alimentare è un piano nutrizionale, ovvero una guida per aiutare le persone a pianificare quando, cosa e quanto consumare ogni giorno.

Quali MODELLI di alimentazione specifica preferire per gestire il diabete di tipo 2? 

Modelli alimentari a confronto

Modello alimentare in stile mediterraneo. Il modello in stile mediterraneo ha dimostrato di indurre un effetto positivo sui livelli di A1C (emoglobina glicata), sul peso e sui lipidi. Nell’intervento dietetico, Studio Controllato Randomizzato (DIRECT), adulti obesi con diabete di tipo 2 sono stati alimentati secondo i canoni della dieta mediterranea, ipocalorica, a basso contenuto di grassi o a basso contenuto di carboidrati.

La componente glicemica A1C è migliorata e la necessità di assunzione di farmaci ipoglicemizzanti è diminuita nel modello alimentare di tipo mediterraneo, con un basso apporto di carboidrati, ma arricchito dal consumo di grassi sani: olio extra vergine di oliva o noci.

Modelli alimentari vegetariani o vegani. Studi sull’alimentazione vegetariana o vegana hanno mostrato risultati contrastanti sui livelli di glicemia e sui fattori di rischio cardiovascolari, pur portando spesso alla perdita di peso.

Delle meta-analisi di studi controllati hanno concluso che i piani alimentari vegetariani e vegani possono ridurre l’A1C in media dello 0,3–0,4% nelle persone con diabete di tipo 2, possono determinare una diminuzione del peso (riduzione del peso di 2 kg), della circonferenza della vita, del colesterolo LDL (LDL-C), senza, tuttavia, avere effetti significativi sui valori di insulina a digiuno, dell’HDL-C, dei trigliceridi e della pressione sanguigna.

Modello alimentare a basso contenuto di grassi.  In the Look AHEAD (Azione per la Salute in Diabetes), individui che seguivano un’alimentazione ipocalorica a basso contenuto di grassi, nel contesto di un programma strutturato di perdita di peso, che prevedeva il consumo di sostituti del pasto, ha ottenuto un moderato successo. Limitare l’assunzione di grassi non ha migliorato in modo costante la glicemia o i fattori di rischio cardiovascolare nelle persone con diabete di tipo 2.

Modelli alimentari molto poveri di grassi: Ornish o Pritikin Eating. I programmi sullo stile di vita Ornish e Pritikin sono due dei più noti modelli alimentari a bassissimo contenuto di grassi.  Il programma Ornish enfatizza un’alimentazione a ridotto apporto di grassi e promuove il consumo di cibi integrali e vegetali: circa il 70% delle calorie proviene dai carboidrati complessi, il 10% dai grassi, il 20% dalle proteine e un adeguato apporto di fibre (60 g) prevalentemente ricavato da verdure, fagioli, frutta, cereali; sono esclusi dalla dieta i latticini grassi e l’albume d’uovo. 

L’intervento di Pritikin consiglia il consumo dei carboidrati (77% delle calorie assunte), dei grassi (10% di calorie), delle proteine (13% di calorie) ​​e 30–40 g di fibre, in un regime alimentare di restrizione calorica, durante un soggiorno di 26 giorni in un centro di cura ospedaliero.

Questi interventi multifattoriali sullo stile di vita possono migliorare i livelli di glucosio,

il peso, la pressione sanguigna, il colesterolo HDL-C, con un effetto differenziato sui valori dei trigliceridi nel sangue.

Schemi alimentari a basso o bassissimo contenuto di carboidrati. Modelli alimentari a ridotto apporto di carboidrati hanno dimostrato di ridurre l’A1C e la necessità di farmaci ipoglicemizzanti. Questi modelli alimentari sono tra i più studiati come modelli da applicare per la cura del diabete di tipo 2. 

Da una meta-analisi che ha confrontato modelli alimentari a basso contenuto di carboidrati (uguale o inferiore al 45% ) a modelli alimentari ricchi di carboidrati (maggiore del 45%), si evince che l’A1C ne trae beneficio con dei cali più pronunciati negli interventi alimentari di tipo VLC (dove l’assunzione dei carboidrati è ridotta a meno del 26%). Si è constatato un decremento dei valori dei trigliceridi, un aumento del colesterolo HDL e un abbassamento della pressione sanguigna.

Digiuno intermittente

Il digiuno intermittente pur non essendo un modello alimentare per definizione, ha suscitato un crescente interesse da parte del comunità scientifica. Digiunare significa non consumare cibo, bevande o entrambi per un certo periodo di tempo. 

Le persone digiunano per motivi che vanno dalla gestione del peso a motivi esclusivamente di carattere religioso-spirituale. Intermittente è il digiuno in cui ci si concentra più su quando mangi (cioè, consumando tutte le calorie giornaliere in orari prestabiliti durante il giorno) rispetto a quello che mangi. Solitamente ciò comporta orari prefissati per consumare i pasti e l’impostazione di tempi per il digiuno; le persone possono avvicinarsi al digiuno intermittente in molti modi diversi.

Studi pubblicati sul digiuno intermittente che riguardano il diabete e la prevenzione del diabete indicano una varietà di approcci, inclusa la limitazione dell’assunzione di cibo per 18-20 ore al giorno, digiuno a giorni alterni o severa restrizione calorica fino a 8 o più giorni consecutivi. 

L’alternanza di pasti regolari e di restrizione calorica prolungata o il consumo dell’ultimo pasto entro le ore 15 ha portato a riduzioni di A1C, del peso e del dosaggio dei farmaci; si è riscontrato un  miglioramento della sensibilità all’insulina, della reattività delle cellule beta del pancreas, della pressione sanguigna e dello stress ossidativo.

La praticabilità e la sicurezza del digiuno intermittente in persone con particolari situazioni di salute, va comunque valutata, gestita e monitorata da operatori sanitari qualificati.

CONCLUSIONI

Idealmente, dovrebbe essere sviluppato un piano alimentare in collaborazione con la persona con pre-diabete o diabete e lo specialista sanitario che preveda anche la

partecipazione all’autogestione del diabete, attraverso un iter di educazione alimentare già da quando viene effettuata la diagnosi. 

Le raccomandazioni terapeutiche nutrizionali dovrebbero essere modificate opportunamente con un regolare follow-up in base ai cambiamenti delle circostanze di vita, le preferenze e il decorso della malattia di un individuo. 

FONTE BIBLIOGRAFICA

Nutrition Therapy for Adults With Diabetes or Prediabetes: A Consensus Report Diabetes Care 2019;42:731–754 | https://doi.org/10.2337/dci19-0014; Diabetes Care Volume 42, May 2019