Numerosi studi dimostrano l’esistenza di un legame tra l’assunzione di glutine, l’infiammazione e i disturbi neurologici. È interessante notare che molteplici condizioni neurodegenerative rispondano favorevolmente quando il glutine viene limitato nella dieta.
Il glutine, che comprende principalmente le proteine gliadina e glutenina, è un membro della superfamiglia delle prolamine, ed è presente comunemente nel grano, nell’orzo, nel farro e nella segale. Il gruppo di proteine della prolamina è caratterizzato da una sequenza ripetitiva degli aminoacidi glutammina e prolina che si sospetta possa essere responsabile dell’insolubilità in acqua del glutine.
Nella produzione alimentare, le proteine del glutine sono apprezzate per la loro coesione e viscoelasticità, che consentono una consistenza ideale dell’impasto e del pane. Di conseguenza, il glutine è altamente diffuso in una varietà di alimenti comuni (pane, pasta, prodotti da forno e cereali) nonché utilizzato per addensare, riempire e stabilizzare le preparazioni dolci o salate.
GLUTINE e INFIAMMAZIONE Cellulare
Un recente articolo di Nicole d. White recita
“…l’infiammazione cronica indotta dal glutine alimentare è collegata alla disbiosi e all’intestino permeabile…”
Il glutine assunto con la dieta è stato collegato a una risposta immunitaria patologica nei soggetti sensibili.
Al momento del consumo, il glutine viene parzialmente idrolizzato dalle proteasi nel tratto gastrointestinale in peptidi di circa 1030 aminoacidi di lunghezza, i quali successivamente attraverseranno la barriera intestinale. Questi peptidi subiscono modifiche che aumentano la loro affinità per le molecole del complesso maggiore di istocompatibilità II (MHC II, molecole responsabili dell’attivazione del sistema immunitario) e innescano una risposta infiammatoria.
Negli individui con malattia celiaca, con una predisposizione genetica alla malattia, questi peptidi parzialmente digeriti vengono riconosciuti da un recettore cellulare (il recettore DQ) e presentati ai Linfociti T, e questo genera una risposta immunitaria.
Invece, nei pazienti con sensibilità al glutine non celiaca, che non sono predisposti geneticamente alla malattia, si sospetta che le proteine del glutine insieme ad altri componenti del grano attivino una risposta immunitaria innata nel corpo.
È stato dimostrato infatti che anche altre molecole (gli inibitori dell’agglutinina del germe di grano e dell’amilasi-tripsina del grano) stimolano una risposta immunitaria innata. Di conseguenza anche questi composti possono essere coinvolti nella sintomatologia: gli individui affetti da celiachia o sensibili al glutine sperimentano disturbi gastrointestinali, affaticamento e dolore, inclusa infiammazione e aumento della permeabilità della mucosa intestinale.
Gli effetti infiammatori del glutine potrebbero non essere limitati al sistema gastrointestinale. L’aumento della permeabilità intestinale porta all’ingresso di metaboliti digestivi tossici, batteri e tossine batteriche nel flusso sanguigno che possono eventualmente raggiungere il sistema nervoso centrale.
Infatti problemi neurologici come l’atassia cerebellare, la neuropatia periferica, il deterioramento cognitivo e le malattie neuropsichiatriche sono stati associati a una delle più famose malattie infiammatorie intestinali, la malattia di Chron, e ciò suggerisce la possibilità che l’infiammazione mediata dal glutine a livello intestinale abbia un ruolo nella perdita dell’integrità della barriera ematoencefalica (BEE). Inoltre, l’aumento della permeabilità della BEE attribuita all’infiammazione o ai batteri è collegata ad altri disturbi neurologici tra cui l’Autism Spectrum Disorder, la demenza, il morbo di Alzheimer, il morbo di Parkinson (PD), la depressione, l’ansia e la schizofrenia.
GLUTINE e condizioni NEURODEGENERATIVE
È stato dimostrato che una dieta priva di glutine migliora sia i sintomi psichiatrici che quelli gastrointestinali nei pazienti affetti da schizofrenia.
Allo stesso modo, studi interventistici attestano che la diarrea cronica o la costipazione e il gonfiore presenti nei bambini autistici si attenuino con una alimentazione priva di glutine.
I disturbi dell’umore (disturbo bipolare, disturbo depressivo maggiore e ansia) sono comunemente osservati in soggetti con malattia di Crohn e sensibilità al glutine, con una probabilità diciassette volte maggiore rispetto alla popolazione generale. Viceversa, livelli elevati di anticorpi prodotti verso il glutine si riscontrano in individui con disturbo bipolare, depressione, ansia, iperattività e schizofrenia; ciò suggerisce l’esistenza di una chiara correlazione tra il consumo di glutine e i disturbi dell’umore.
GLUTINE e AUTOANTICORPI
La transglutaminasi-2 del tessuto intestinale è nota come l’autoantigene specifico della celiachia: è stato dimostrato che agiscecome tale per la sua capacità di indurre la produzione di autoanticorpi tTG2. La presenza di questi ultimi è stata rilevata in quasi il 100% dei pazienti con diagnosi di celiachia e in una frazione minore di pazienti con sensibilità al glutine.
La transglutaminasi tissutale è coinvolta anche in molteplici malattie neurodegenerative: per esempio, la sua isoforma neurale, tTG6, è implicata nella patogenesi della malattia di Alzheimer (AD), della malattia di Huntington (HD) e dei disturbi del movimento come l’atassia da glutine (disturbi della coordinazione) e la sclerosi multipla. Livelli aumentati di anticorpi anti-tTG6 sono presenti anche nei pazienti adulti affetti da schizofrenia.
Nel complesso, l’aumento dei livelli di anticorpi tTG6 nei pazienti con celiachia, con atassia da glutine e neuropatia periferica suggerisce un ruolo plausibile per tTG6 nel contribuire alla comparsa di questi sintomi centrali e periferici della celiachia.
Dato il ruolo fondamentale del tTG nella mediazione del metabolismo del glutine, delle sue proprietà autoantigeniche, della sua capacità di causare accumulo centrale di β-amiloide e di favorire infiammazioni e cancro, il tTG viene perseguito come bersaglio molecolare per una varietà di stati patologici.
SENSIBILITÀ AL GLUTINE
Per quanto riguarda i pazienti con sensibilità al glutine, la perdita di integrità della barriera intestinale facilita l’accesso dei peptidi del glutine parzialmente idrolizzati sia nella circolazione sistemica (sangue) che nel cervello. L’accesso di questi peptidi tossici del glutine e di cellule T nel cervello può contribuire ai problemi neurologici osservati nei suddetti pazienti.
Inoltre, nei pazienti affetti da sensibilità al glutine con problemi neurologici, sono stati rilevati anticorpi per la decarbossilasi dell’acido glutammico (GAD), un enzima chiave coinvolto nella biosintesi del neurotrasmettitore inibitorio primario acido gamma-aminobutirrico. Il ruolo di quest’ultimo consiste nel ridurre la tensione emotiva e limitare l’aumento dello stress verso le aree eccito motorie del cervello: gli anticorpi contro il GAD andrebbero ad ostacolare la produzione di questo neurotrasmettitore compromettendo così il controllo emotivo-eccitatorio.
CONCLUSIONI
Sebbene i dati a sostegno del legame diretto tra consumo di glutine e neurodegenerazione siano limitati, le prove disponibili evidenziano la relazione tra consumo di glutine, produzione di anticorpi tTG e interruzione dell’asse microbiota-intestino-cervello. Gli effetti benefici della dieta senza glutine nei pazienti con malattia di Crohn, schizofrenia e ASD, soprattutto nel mitigare i sintomi gastrointestinali e neurologici, evidenziano la necessità di una maggiore esplorazione e identificazione di prove definitive.
BIBLIOGRAFIA
Glutine, infiammazione e neurodegenerazione
Nicole D. White , PharmD, CDCES, NBC-HWC, DipACLM